
È cambiato l’algoritmo, sono arrivati i post sponsorizzati, le Stories, le gif – che hanno fatto in tempo anche a sparire e poi a tornare – mucchi di app di terze parti per fare cose innovative che poi sono diventate molto meno innovative. Sono passati milioni di trend e sono cambiati tutti i parametri a cui eravamo più o meno assuefatti da quando ho scritto il post in cui ho raccontato come e perché ho scelto Instagram come canale di comunicazione personale e professionale.
Ora che i cambiamenti ci hanno travolti e storditi e ci siamo rimessi in piedi, mi sembra il momento buono per fare il punto e raccontare in che direzione sto andando adesso.
Quando ho cominciato a curare Instagram e a pensarlo come un canale di comunicazione – e non più come ripostiglio per fotografie – da questo media si poteva ottenere una buona visibilità in tempi assai ragionevoli. Il sistema di aggregazione per hashtag consentiva, scegliendoli con la dovuta cura, di far girare parecchio anche i contenuti di un account piccolo come il mio (a patto che fossero buoni, ma qui poi ci arriviamo). In un tempo che mi è sembrato proprio poco – circa due mesi – ho quasi raddoppiato la mia fanbase e la crescita non si è fermata. Questo grafico di Socialblade lo racconta molto bene.
A determinare questa crescita sono stati soprattutto: l’aver capito il linguaggio di questo media, aver scelto e seguito gli hashtag giusti e una costanza da carro armato. Anche in mezzo allo tzunami che ha cambiato tutto, queste sono state le mie ancore.
La nuova direzione presa da Instagram, oggi, privilegia gli utenti già solidi. L’algoritmo mostra agli utenti ciò che ritiene gli interessi maggiormente e anche le gallery degli hashtag non vengono più mostrate in ordine cronologico, ma danno maggiore visibilità ai contenuti più rilevanti. Preso atto di questa cosa e stabilito che stracciarsi le vesti e fare le sceneggiate per prendersela con quel cattivone di Mark Zuckerberg non avrebbe risolto molto, ciò che potevo fare era decidere di mollare o sbattermi per restare. Ciò che ho fatto è stato analizzare il percorso degli ultimi due anni senza girarci troppo intorno, rivalutare obiettivi e aspettative e, su queste basi, rivedere la mia linea editoriale.
Ripartire, con i piedi per terra
Il nuovo punto di partenza è una fanbase di oltre 5000 persone che mi scrivono, mi cercano e con le quali mi relaziono quotidianamente, questa è una cosa che proprio non posso non tenere in conto. È chiaro che, a tendere, chiunque utilizzi questo canale di comunicazione, si aspetti di veder salire quei benedetti contatori e di aumentare il numero di follower, ma pensare di poterlo fare smettendo di curare quello è già stato costruito sarebbe come credere di poter costruire una casa togliendo i mattoni dalle fondamenta. Insomma, l’assunto di base è che per andare avanti prima di tutto devo essere interessante e rilevante per il mio pubblico e sarà questo a darmi modo di esserlo anche per il mio potenziale nuovo pubblico. Passata la mareggiata, ho ricominciato da qui.
Piuttosto che perdere tempo a lottare contro un algoritmo che non posso cambiare ho scelto di stare alle sue regole e ricostruire le mie. Ho rivisto la mia linea editoriale pensando e ascoltando soprattutto chi è rimasto. L’ho fatto per tentativi, proponendo contenuti diversi e analizzando i comportamenti di queste persone e le loro reazioni, ho imparato soprattutto da ciò che ha funzionato meno.
L’obiettivo è quello di consolidare relazioni e fiducia, perché ci sono già e sprecarli sarebbe stupido e poi perché saranno soprattutto queste a rendermi credibile agli occhi di chi non mi conosce e saranno queste persone, che sono già la mia rete, ad aiutarmi ad allargarla. Ragionare in questo modo mi tiene lontana dal pericolo di sentirmi completamente al centro di questo processo e a valutare con occhi diversi i contenuti che produco e che scelgo di pubblicare (o di non pubblicare) su questo canale. L’esercizio di empatia di guardare ciò che racconto con le mie immagini con gli occhi di chi sta dall’altra parte di questo palcoscenico è stato un processo fondamentale di crescita.
Le cose che sono successe fino a questo momento
A gennaio 2018 è stata promessa l’apocalisse.
Questi che seguono sono gli screenshot dei dati di reach, like e commenti ai miei contenuti dell’ultimo anno (sennò stiamo qui a parlare di aria fritta e invece ci terrei che la lettura di questo post diventasse una riflessione da fare insieme).
Escluso qualche contenuto dello scorso Natale, che è un periodo che per me corrisponde sempre a picchi di crescita di pubblico e di interesse, quelli in cima sono soprattutto contenuti degli ultimi mesi. A un primo sguardo si può dire – senza compiacimenti ma solo per analisi – che a quella crescita visibile dalla curva di Socialblade è corrisposta una crescita, pur non sempre lineare, di reach e interazioni sui nuovi contenuti.
Sulla base dell’analisi di questi dati e valutando quotidianamente la risposta a ciò che pubblico, sto affinando la selezione e la produzione. Non sono stata colpita dallo shadow ban, una sorta di oscuramento non annunciato per alcuni hashtag che ha fatto praticamente crollare la reach di decine di account e mandato nel panico SMM e gruppi tematici (per settimane non si è parlato d’altro) e per adesso, pur senza brillare, mi pare che le cose non stiano andando male.
È come un limbo in cui va tutto lento ma la sensazione di vederlo andare, comunque, conforta le preoccupazioni (perché, se non si fosse capito, mi sono preoccupata, e pure molto).
Cosa sto facendo adesso
Sto facendo esperimenti, soprattutto. Sto valutando le reazioni del mio pubblico a contenuti diversi in momenti diversi. Ora che la comunità che ho intorno è più solida posso contare su questo legame ed è importantissimo, alleggerisce tutto.
Non ho un calendario editoriale, su Instagram non ce l’ho mai avuto. La linea editoriale da cui parto mi aiuta a non dimenticare quale sia il messaggio e a chi lo sto comunicando, ma non faccio una programmazione di post. Lo dicevo qualche giorno fa ad Antonella, che aiuta artigiane e crafter a vendersi su Etsy. Mi ha intervistata per il suo blog e mi ha fatto qualche domanda su fotografia e comunicazione e a un certo punto ho proprio specificato che, nel mio progetto di comunicazione visuale, le fotografie, i momenti che pubblico su Instagram non sono mie, sono ME. Sono io, in quel momento, sono le cose che mi stanno succedendo mentre le sto pubblicando, sono uno specchio in cui chi mi conosce mi riconosce. Tutto cambia: interessi, stagioni, ingredienti, piatti, hobby, colori, piccole manie, clienti vecchi, clienti nuovi, è tutto in movimento e lo è nel mio presente e in quello di chi mi segue, questo è importantissimo, è ciò che maggiormente mi aiuta, nonostante il mezzo, a essere percepita come vera.
Vado sempre a caccia di hashtag, di contenuti nuovi, di account belli, di contatti e di spunti. Mi riempio gli occhi di meraviglia e cerco di contribuire a modo mio. Seleziono ciò che guardo tanto quanto ciò che pubblico, è questo il modo in cui oggi io vivo Instagram e lo utilizzo come canale di comunicazione.
Utilizzo le Stories per rafforzare quest’idea di contatto e per approfondire certe tematiche e racconti, mostro spesso i dietro le quinte delle mie foto e più della tecnica mi interessa condividere il processo creativo, perché ho ascoltato chi mi segue e capito che c’è un sincero interesse verso quello che faccio.
Ogni due lunedì tengo una diretta in cui parlo di qualcosa che riguarda la comunicazione, mezz’oretta di chiacchiere per rispondere alle domande che più spesso mi vengono poste, per trattare con parole semplici (e con qualche parolaccia, bisogna ammetterlo) argomenti che riguardano il mio lavoro – Instagram compreso e non solo – e per sciogliere piccoli dubbi o riflettere insieme su ciò che accade.
Se ti interessa approfondire e migliorare la tua comunicazione visuale possiamo quindi parlarne lì, mi trovi come valefatina. Puoi anche leggermi su C+B, oppure possiamo vederci in aula con Foto in tavola, il corso pratico di un giorno che tengo a Torino quattro volte l’anno con posti limitati. È un workshop basato soprattutto su esercizi pratici attraverso i quali capirai come costruire il tuo racconto per immagini (e utilizzarlo per comunicarti anche attraverso Instagram).